Nel 2015 l’IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) definì le carni rosse come probabilmente cancerogene e le carni lavorate (insaccati e salumi) come cancerogene.
A seguito di queste affermazioni risulta facile immaginare come la maggior parte delle persone ha cominciato a demonizzare la carne rossa (e la bianca?) eliminandola completamente o quasi dalla propria alimentazione.
Ma cosa c’è da sapere a riguardo?
Gli studi condotti dall’IARC si riferiscono ad un campione di 14 studi epidemiologici di cui solo 7 mostravano una evidente correlazione tra abuso di carne rossa e tumore al colon-retto ed inoltre non si comprende dallo studio se effettivamente i pazienti si siano ammalati causa della carne o di altri fattori.
Ed in ogni caso gli studi si riferiscono all’abuso di carne rossa. La verità, a mio avviso, sta nel mezzo.
Ricordiamoci, innanzi tutto, che la carne è un’ottima fonte di proteine ad alto valore biologico vista la presenza di tutti aminoacidi essenziali (aminoacidi che non vengono sintetizzati dal nostro corpo ma devono essere introdotti con la dieta) per la sintesi proteica.
Come la maggior parte di prodotti animali contiene, oltre le proteine, acidi grassi saturi e ferro ad alta disponibilità (forma eme).
Come già noto, l’eccessiva introduzione di acidi grassi saturi e di ferro possono causare rispettivamente un aumento di colesterolo (HDL) nel sangue e infiammazione del tratto intestinale. Questo potrebbe portare all’insorgenza di alcune patologie, sopratutto di natura cardio-vascolare e cancro al colo-retto in soggetti ad alto rischio (familiarità e concomitanza di altre patologie).
Quello su cui bisogna soffermarsi non è tanto l’uso regolare ma limitato di carne rossa, quanto il suo abuso, la qualità, la lavorazione e la cottura.
La carne rossa fresca non è qualitativamente paragonabile per esempio alla carne lavorata come quella dei salumi e degli insaccati.
Le carni lavorate vengono trasformate attraverso processi di salatura, polimerizzazione, fermentazione, affumicatura, ecc, che ne migliorano il sapore.Le carni trattate risultano come quelle più pericolose per l’uomo tanto da essere classificate come cancerogene.
Inoltre, per quanto riguarda le carni rosse fresche, la scelta di un allevamento poco intensivo , locale (limitando così il trasporto e la dubbia conservazione) di cui si conosce il terreno di pascolo e l’alimentazione degli animali ne può aumentare la qualità.
La cottura delle carni è un’altro punto molto importante su cui riflettere; la griglia, la piastra o i grill elettrici, prevedono di norma una cottura ad alta temperatura, che può portare alla formazione di sostanze cancerogene e dannose per la salute (amine eterocicliche, idrocarburi policiclici aromatici, ecc).
Il mio parere?
Nell’ambito di una alimentazione sana, varia ed equilibrata c’è posto per tutto perché ogni alimento, che contiene in se nutrienti diversi da un altro e riesce, in perfetta sinergia, ad equilibrare ogni cosa a patto di conoscere e mantenere le giuste dosi, è ovvio.
Ciò vuol dire che è possibile (anzi è importante) introdurre alimenti con acidi grassi saturi se questi sono in rapporto inferiore alla quantità di acidi grassi polinsaturi e monoinsaturi presenti nella nostra alimentazione. In parole povere, almeno 3 volte a settimana bisogna consumare pesce fresco (di cui almeno una volta quello azzurro), giornalmente olio extravergine di oliva e frutta secca e solo una volta a settimana la carne rossa (una volta quella bianca ed una volta i formaggi freschi).
La quantità di carne (rossa e bianca) non deve superare i 500 gr settimanali. I salumi e le carni lavorate non devono essere messe necessariamente al bando ma, sicuramente, devono essere molto limitate.
Così come non bisogna rinunciare alla grigliate in compagnia se queste si limitano a massimo tre, quattro volte l’anno e con alcuni accorgimenti importanti: