Abbiamo già parlato dell’olio extravergine di oliva e delle sue ottime qualità.
In commercio si trovano, ad uso alimentare, diversi tipi di oli vegetali.
Gli oli vegetali sono ricavati per spremitura o per estrazione con solventi dai frutti o dai semi di molte piante.
Tra gli oli vegetali ve ne sono però anche alcuni ricavati esclusivamente o principalmente dalla polpa dei frutti; è il caso dell’olio di palma e di quello di oliva. L’olio di palma è un grasso da condimento commestibile di origine vegetale.
Viene estratto principalmente dal frutto delle “palme da olio africane” (Elaeis guineensis) spremendo il mesocarpo (o polpa) del frutto; è possibile ricavare una porzione grassa anche dal seme, ottenendo il così detto “olio di palmisto o di palmisti”.
L’olio di palma è entrato al centro di numerose polemiche sia per la sua composizione nutrizionale che lo rende uno degli oli meno salutari utilizzati dall’industri alimentare, sia per la deforestazione di numerose aree dell’Indonesia per fare spazio alla coltivazione della palma da olio.
Qual è la verità su questo olio?
Iniziamo valutando i suoi principi nutrizionali: L’olio di palma è naturalmente di colore rossastro, in merito all’elevato contenuto di beta-carotene (pro vitamina A) della polpa del frutto, anch’essa arancione. L’olio di palma non raffinato viene comunemente detto olio rosso di palma e contiene un numero ottimale di antiossidanti.
A seguito di processi di raffinazione, purtroppo, queste proprietà vengono perse. Rispetto ad altri oli vegetali è stato preso di mira per il suo elevato contenuto in acidi grassi saturi, tra cui l’acido palmitico, implicato nell’aumento del rischio cardiovascolare.
Vorrei precisare che, in un’alimentazione equilibrata i grassi dovrebbero fornire il 30-35% delle calorie totali quotidiane.
Di questa percentuale il 55% circa dovrebbe essere costituita da grassi monoinsaturi, il 20% da polinsaturi (almeno 12 grammi al giorno) ed il 25% da grassi saturi.
Nel complesso i grassi saturi non dovrebbero superare il 10% delle calorie giornaliere. Quantità superiori, infatti, aumentano il rischio di malattie cardiovascolari.
Ciò vuol dire che si possono anche utilizzare prodotti che contengono acidi grassi saturi, anche la carne rossa e i prodotti di origine animale ne contengono; è l’abuso che potrebbe creare danni alla salute.
L’olio di palma, visti i bassi costi di produzione, è stato utilizzato ampiamente nell’industria alimentare; si trova in un numero consistente di prodotti dolciari (merendine, fette biscottate, biscotti, ecc) e nei prodotti della prima infanzia. Quest’ultimo dato, a mio avviso, è il più allarmante.
Un adulto, infatti, seguendo come ho chiarito sopra un alimentazione equilibrata, può introdurre strategicamente l’uso di grassi saturi ed insaturi; un neonato invece che nei primi mesi di vita si nutre esclusivamente di latte, a meno che la madre non allatti, non ha possibilità alcuna di limitare i danni dovuti all’abbondanza di questo grasso.
Per fortuna, grazie alle campagne di sensibilizzazione sia a livello salutare che ambientale, molte industri alimentari hanno deciso di escludere l’utilizzo di olio di palma nei loro prodotti.